A Prippri, amico figlio e compagno

Te ne sei andato. Io assaporo il sole e tu dove sei?
I miei occhi sono induriti dal dolore, e i tuoi cosa vedono?

Un abbraccio, un altro abbraccio per favore. A cosa serve questo mio corpo se non per questo?
Ad accoglierti tra le mie braccia, a proteggerti, a rispondere ai tuoi richiami.

Te ne sei andato. Ma tutto mi parla di te, ogni frammento di quotidianità, ogni oggetto, ogni sensazione.

C’è tutto, immutabile. Ma manchi tu, il mio compagno.
Come può il mondo restare lo stesso senza di te?
Come può esistere ancora senza di te?

In gola un blocco. Sul petto un peso.
Non so nemmeno che nomi dare ai dolori che mi affliggono, agli effetti della tua mancanza.
Ai pianti che sgorgano senza controllo, a quella lancia che improvvisamente mi trafigge e mi lascia senza fiato.
Alla sensazione di essermi persa in un luogo buio e profondo.

Con ogni mia forza mi aggrappo a ciò che mi hai dato e insegnato, a ciò che abbiamo condiviso.
Alla tua bellezza e all’amore che ci lega.
Per sopravvivere alla tua mancanza. Per sentirti ancora qui.
Perchè sì, ci sei, ti vedo ovunque, ti sento sul mio petto e il mio cuore continua a battere per te.

Mi hai insegnato a goderne, di questo sole, di questo cuore che batte e sogna. Ad accogliere un giorno per volta e a cogliere tutte le occasioni di gioia e festa.

Mi hai insegnato a seguire l’amore, ad evitare chi vuole fare di me ciò che desidera e ad attaccare chi vuole farmi del male anche se sembra più grande e più forte.

Mi hai insegnato a cantare libera, senza etichette e limiti. Ad aprirmi, a comunicare ad un mondo che non sempre vuol sentire. A far sentire la mia voce senza se e senza ma. Ad essere sicura, decisa, a fregarmene dei giudizi.

Mi hai insegnato che la curiosità arricchisce sempre. Mi hai spronato a conoscere, osservare, essere attenta e consapevole. Ad essere intraprendente e indipendente. A lanciarmi nelle cose con leggerezza.

Mi hai insegnato ad ascoltare il mio corpo ed ogni mio bisogno. A comprendere e assecondare la mia vera natura. Ad occuparmi di ciò che è davvero importante. A fare spazio per ciò che conta.

Mi hai fatto riavvicinare ai miei nonni paterni, mi hai aiutato a trovare un rapporto equilibrato con la mia nonna, come non avevo mai avuto. Hai diffuso amore, hai condiviso bellezza con chiunque incontravi creando una grande, enorme famiglia.

Mi hai fatto tornare a meditare, a fare attività fisica, a passare tanto tempo in giardino o a vagare tra boschi e campi. Mi hai ricordato di seguire il mio bisogno di essere creativa e mi hai spronato a fare scelte coraggiose, difficili e belle.

Mi hai insegnato cosa vuol dire essere madre. Una madre selvaggia sempre all’erta per difenderti, che condivide tutto e che impara a prendersi cura di sé attraverso la cura dell’altro. Una madre che a volte non percepisce un confine perché diventa un’unica entità.

Mi hai insegnato la potenza della comunicazione non verbale, la bellezza delle conversazioni non umane e del venirsi incontro, imitarsi a vicenda e connettersi in profondità per comprendersi meglio.

Mi hai insegnato a condividere tutto, sia la colazione golosa che i momenti difficili. Mi hai fatto sentire amata e mai sola. Prima di te non sapevo cosa volesse dire. Ma hai abbattuto la mia corazza con quel tuo becco amoroso con cui mi chiedevi attenzioni, con quel tuo esserci sempre per me. Sempre vicino a me. Vivevamo in simbiosi, connessi, legati.

Che di tutto questo, che dei sedici mesi passati insieme, che sembrano anni, rimanga solo la bellezza che mi hai donato, la forza della nostra connessione, la potenza di ciò che mi hai insegnato, la grandezza del cambiamento che hai apportato in me.

Pensavo di esser stata io a salvarti. Invece sei tu che mi hai dato un amore e una felicità che non avevo mai visto.
Sei tu che ogni giorno mi hai spronato a godere di tutto. Sei tu ad avermi salvato.

Ti sono infinitamente grata e ti amo tanto.

Avevo trovato la felicità in te. Quando mi parlavi ero felice, quando mi seguivi, quando mi osservavi, quando cercavi di prendermi il cibo, quando cantavi, quando ti osservavo e ti studiavo e ti amavo e ti baciavo. Ogni momento mi rendevi felice e riuscivi a dare sempre un senso alle mie giornate. Era così semplice ed immediata la felicità, con te come compagno.

Adesso ti lascio andare, vagare ancora. Chissà quale sarà la tua prossima meta.
Io spero che tornerai da me, io spero che mi farai ancora compagnia in qualche altra forma.
E spero di ricordarmi ciò che mi hai insegnato: affrontando la vita con la tua leggerezza e sfacciataggine, ogni difficoltà con decisione e intraprendenza, cogliendo ogni momento di gioia e piacere.

Ti sento ancora nel petto. Ti lascio andare ma una parte resta con me.
Conservo ogni ricordo, ogni sensazione, tutta la bellezza e l’amore che mi hai donato, come il più bel regalo che mi sia stato fatto.
Lo sento vivo e ancorato in me. Mi scalda ogni momento.
Grazie.

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